
E’ stata confermata la condanna per concorso in esercizio abusivo della professione inflitta al titolare di uno studio dentistico per il comportamento della collaboratrice.
Nei fatti la donna, pur sprovvista dei titoli che l’abilitassero alla professione sanitaria ed essendo solo assistente alla professione, eseguiva “nella bocca dei pazienti” atti di natura odontoiatrica, effettuando anche la pulizia dei denti.
La sentenza di primo grado già attestava che i carabinieri del Nas, all’atto del loro intervento, avevano visto la donna indossare camice e mascherina mentre il paziente era accomodato su una poltrona e munito di bavaglino, pertanto la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso dell’odontoiatra e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e alla somma di euro 1000 in favore della Cassa delle ammende.
(Cassazione Penale – Sez. VI; sent. n. 916 del 12.01.2015)